campagna-ita

Sperperare: la tesi dell'opportunismo irriverente

Fino a oggi avete creduto che ci fossero i tiranni!
Ebbene, vi siete sbagliati, non ci sono che schiavi:
laddove nessuno obbedisce, nessuno comanda.
Anselme Bellegarigue, 1850
 
 
Promesse
Perché la gente lavora? Se non per follia, lo fa per denaro. E perché ha bisogno di questo denaro? Per comprarsi la libertà dal lavoro. La logica di questa correlazione è lo stessa alla base del desiderio del povero di avere denaro al fine di sfuggire all’ossessione per i soldi, o del bisogno di un lavoro da parte del disoccupato al fine di liberarsi dall’ossessione per un impiego. La maggior parte degli esseri umani vive e funziona all’interno della logica della società contemporanea col solo fine di poterne di evadere.
 
Ma come può il desiderio di libertà trasformarsi in un meccanismo perpetuo e schiavizzante? All’interno del panorama contemporaneo la risposta va trovata nel modo in cui il capitalismo riesce a prendere le nostre richieste alla lettera e a restituircele realizzate, anche se lievemente modificate. Quella minima modifica, come sappiamo, è la piccola pillola avvelenata che trasforma le nostre richieste “esaudite” in catene ancora più strette. È così che nel corso degli anni il capitalismo ha realizzato le rivendicazioni sulla flessibilità del lavoro, sulla liberazione sessuale, sulla democrazia e via dicendo. Il capitalismo ci dà sempre ciò che vogliamo, ma lo fa in modo tale da confermare gli oscuri moniti del vecchio detto “Fai attenzione a ciò che desideri”.
 

Lilliburlero

Vorrei cominciare con un’immagine. Una scena del film Barry Lyndon, diretto da Stanley Kubrick. Sullo sfondo nebbioso di una campagna Europea del diciottesimo secolo, la voce fuori campo introduce l’avanzata delle giacche rosse inglesi contro la retroguardia francese, asserragliata in un frutteto. ‘Though this encounter is not recorded in any history books, it was memorable enough for those who took part.’ Secondo lo stile militare dell’epoca, la fanteria marcia lungo il prato, in file orizzontali e parallele. I Francesi sono disposti anch’essi in file, le prime inginocchiate, le seconde in piedi, le terze pronte a ricaricare i fucili. L’avanzata è lenta, estenuante, al suono dei flauti che intonano il Lilliburlero. Come direbbe il personaggio di Vincent Cassel in una banlieue di vari secoli dopo, ‘il problema non è la caduta, ma l’atterraggio’. E qui, l’atterraggio e la caduta quasi si fondono. I fanti inglesi avanzano, a passi cadenzati. Le truppe Francesi restano immobili, prendono la mira. I fanti mantengono il passo. I Francesi attendono l’ordine dei superiori. I fanti proseguono. L’ordine arriva. Fuoco. Le prime file della fanteria inglese cadono decimate. Le seconde file, imperturbabili, prendono il posto dei caduti. La marcia continua. Le truppe francesi ricaricano i fucili. Fuoco. Il prato si riempie di cadaveri vestiti in divise rosse. Le terze file si fanno avanti di nuovo. La marcia prosegue, lentissima. Fuoco.
 

L'Inghilterra fa 36

L’Inghilterra è sempre stato un paese particolarmente abile nel reinventarsi. Era la terra che aveva schiavizzato mezzo mondo col suo colonialismo, poi è diventata quella che lo ha salvato dal Nazismo. Era il paese in cui alla fine del 1945 gli sfollati avevano dato vita alle occupazioni di case più massicce nella storia europea, poi è diventato l’incubo yuppy degli anni della Thatcher. Era la Cool Britannia del New Labour, poi è diventata ‘la cosa’ scontenta e sanguinante dell’attuale governo conservatore. Ma a ben guardare, sotto tutti questi capovolgimenti e cambi di maschera, qual’è la verità sull’Inghilterra?

Nel migliore dei casi

Carlo aveva fatto quel volo decine di volte. Milano, New York, Milano, New York, Milano... In business class, ovviamente. Come un dio da sala d’aspetto. Li facevano imbarcare per primi, loro. E gli davano il vino, mica i succhi di frutta. Del resto il viaggio era la parte migliore. A New York non c’era niente ad aspettarlo, a Milano non c’era nessuno a dirgli arrivederci. Però quella era la vita che voleva. A venire da una famiglia divorziata in un paesino di provincia, si ripeteva con un sorriso, le ambizioni si possono misurare con la carta di credito.

Visti da Londra - Se l'Italian style diventa un metodo di lotta

L’Italia vista da Londra sta cambiando colore. Niente più spiagge dorate, piatti di pasta fumanti e donne generosamente svestite. Gli occhi delle nuove generazioni inglesi vedono il fumo delle camionette bruciate alzarsi sulla penisola e di colpo sembrano accorgersi di quanto fosse rimasto finora nascosto dalla luce accecante del sole del mediterraneo.

Sono soprattutto gli studenti, in marcia per le strade di Londra o asserragliati in dozzine di universita’ occupate, che oggi rivolgono lo sguardo verso l’Italia in cerca di un’ispirazione che non sia più quella stantia dei classici.

Syndicate content