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Il Foglio di Via dello Scrittore NO TAV

Sabato 18 agosto avrebbe dovuto essere la seconda giornata delle nostre vacanze per me e Giustina, la mia compagna.
Assieme ad altre persone, ci si è organizzati per fare una passeggiata in Clarea: un pò per immergersi in quei magnifici boschi, un pò per osservare a distanza di sicurezza gli animali chiusi dentro lo zoo chiamato cantiere.
Molti partono a piedi dal campeggio, mentre tre auto partono per prendere il sentiero che prende avvio da Giaglione.
Lungo la strada, passando per Susa, l'ultima vettura della nostra micro-carovana viene fermata per un controllo: forse la più visibile tra le tre, se non altro per i suoi componenti. Tutti giovani e abbigliati in maniera comoda, mentre nelle due auto davanti c'erano bambini e chi non è più troppo giovane anagraficamente.
Decidiamo comunque di fermarci, a portare solidarietà ed accertarsi che non avvenga nulla di anomalo. La regola è sempre quella: si parte e si torna assieme.
Sembra che stia andando tutto regolare: non c'è nulla da segnalare nei loro confronti, e come di prassi chiedono i documenti anche a noi che ci siamo avvicinati.
"Due minuti e finisce tutto". Parole del maresciallo dei Carabinieri che ci aveva fermato.
Ma purtroppo il mio documento fa perdere troppi minuti.

¿Cómo se organiza un clima?

La pregunta rebota de aquí para allá: “¿dónde está el 15-M?” ¿Ha fallecido, tal y como dictaminan los medios de comunicación que sólo conceden existencia a lo que es espectacular y masivo, noticiable? ¿Se ha retirado a los cuarteles de invierno, esperando tiempos mejores (y temperaturas más altas) para reocupar su espacio natural: las calles y las plazas? ¿Se ha replegado a los barrios, fuera de la vista de los focos mediáticos y de la volátil “opinión pública”, pero construyendo al modo de las hormigas una base duradera para el cambio social?
 
A la comisión de Extensión Internacional de Sol, que tuvo un papel relevante en la preparación del 15-O, no le satisface ninguna de las respuestas, así que se ha declarado en huelga (!), invitando a detener la producción (los activistas también producen: activismo) para pensar a fondo lo que a su juicio es una crisis de la estructura organizativa del 15-M. En su declaración llaman la atención sobre tres problemas particularmente: la bajísima participación actual en asambleas y comisiones, la dispersión y división interna, y la burocratización de los comportamientos (automatismos, falta de imaginación).
 

Talk at KAFCA conference, Barcelona 2/12/2011

This piece derives in part from an article I wrote in October 2011, titled Recurring Dreams: the red heart of fascism. In that article, I tried to analyze two different types of debt (the money-debt and the life-debt) in the light of the history of Western capitalism and of the current financial crisis. Also, I drew a number of comparisons between the current European/American situation and the one experienced during the inter-war period by those countries defeated in WWI. I attempted to warn of a recurrence of the breeding times of fascism/nazism, in which people’s exasperation for the devastating effects of a debt crisis risks turning into the desire for a higher authority to take absolute control and impose a new order. Finally, I warned of the ‘red’ – that is, left-wing, social – core of the early 20th century versions of fascism and nazism, and I identified similar desires in vast strata of today’s left.
 
Since I wrote that text, however, things have changed. With the rise of unelected, technocratic governments in Italy and Greece, with the deepening of the crisis and the enforcement of even more austerity measures, with the waves of occupations and repression in countless countries, and, most notably, with the umpteenth split in the left, the set of dangers and opportunities, I believe, has changed. To the risk of fascism, still present in the hearts of many, especially on the populist fringes, I would like to add that of authoritarian social capitalism. To the opportunity of revolutionary politics, I would like to add that of prefigurative-politics and of anarchist reformism.
 

Costringerci al nomadismo: se lo sgombero di Occupy Wall Street può far bene al movimento

Avevo visitato il primo campeggio di Occupy Wall Street il 17 settembre scorso, non appena s'era installato nello Zuccotti Park su ispirazione della rivista Adbusters. Era poco più d’un avamposto beduino nel deserto. Spoglio e quasi indecifrabile, per noi mediterranei barocchi, nel suo rigore puritano: pochi cartelli e qualche sedia, tende immacolate, volti ancora spensierati nonostante gli arresti già numerosi. I più giovani venivano mandati a fare provviste di kebab e pizza dagli ambulanti locali, che alla vista di qualche signorina-manager in talleur facevano l’occhiolino: Let’s occupy some bitches, men! Quelli più propensi alla performance artistica facevano capolino nei negozi, nei McDonald, improvvisando recital, canti e balli a tema. Nel campo c’era bisogno di tutto perché mancava tutto, essendo incerta la sua sopravvivenza.

La Sinistra Fiduciosa

Mentre la Spagna si prepara alle elezioni e alla vittoria della destra, la Fundaciòn Idea – il laboratorio ideologico del PSOE) ha riunito in un Hotel di Madrid il 15 novembre i leader della sinistra europea.
 
C’era Alfonso Guerra, François Hollande, Pier Luigi Bersani, Jesus Caldera e l’ungherese Attila Mesterhazi. Quest’ultimo, che viene da un paese nel quale il governo è saldamente nelle mani di una coalizione di destra della quale fa parte (con il 20% dei voti) il partito Jobbit (i migliori) diretto discendente di quello che nella seconda guerra mondiale fu il partito hitleriano, ha preso la parola per dire: “Dieci anni fa incontrarci sarebbe stato una festa perché c’era Tony Blair al governo in Gran Bretagna, e Gerhardt Schroder in Germania. Oggi il pendolo in Europa è girato verso i partiti conservatori. Perché?”
 
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