crisis

Il bisonte e la locomotiva

 Qualche giorno fa ho letto su un giornale questa dichiarazione di Nichi Vendola:

“IL PD ha dimostrato una grande generosità sostenendo Monti, ma in ogni caso noi non romperemo per questo con Bersani perché la cosa più importante è la prospettiva. Noi non siamo il governo, vogliamo chiudere il berlusconismo con una svolta a sinistra. Monti faccia la sua opera, nel tempo più breve possibile e poi la parola passi alla democrazia.”

Chissà se Nichi Vendola può rendersi conto della bestialità che gli è uscita di bocca. Qui provo ad aiutarlo nella riflessione.

Tra urban riots e book blocs, ovvero: Sulla “generazione della crisi”

I “giovani” sono in stato di ribellione permanente, perché persistono le cause profonde di essa, senza che ne sia permessa l’analisi, la critica e il superamento (non concettuale e astratto, ma storico e reale); gli “anziani” dominano di fatto ma… après moi le déluge, non riescono a educare i giovani, a prepararli alla successione. Perché? Ciò significa che esistono tutte le condizioni perché gli “anziani” di un’altra classe debbano dirigere questi giovani, senza che possano farlo per ragioni estrinseche di compressione politico-militare.
 
Era così che Antonio Gramsci discuteva la “quistione dei giovani” nei suoi Quaderni del carcere. La riflessione gramsciana scaturiva dal contesto politico italiano del primo dopoguerra. In quel frangente, il collasso della vecchia classe dirigente liberale aveva visto un’avanguardia consistente delle nuove generazioni esprimere la propria “ribellione” nei confronti dello status quo sotto forma di supporto attivo allo squadrismo fascista. Nei Quaderni, Gramsci interpretava questa convergenza a destra dei giovani come il risultato dell’incapacità – da lui spiegata alla luce di fattori esogeni di natura “politico-militare” – da parte del movimento operaio di esercitare una funzione “dirigente” nel paese.
 

I buoni sono buoni

Il discorso sulla democrazia è concluso. Capitalismo finanziario e democrazia sono incompatibili. La democrazia è stata cancellata e qualsiasi scelta politica che si fondi sulla presupposizione dell’esistenza della democrazia va considerata da questo momento in avanti come collaborazione con la dittatura finanziaria. Viviamo ed agiamo nella sfera di una dittatura feroce, seppure impersonale, anzi tanto più feroce in quanto impersonale. L’azione deve quindi assumere il carattere dell’esodo, dell’abbandono dello spazio dominato dalla dittatura, e dell’appropriazione. Per questo l’occupazione è la forma generale dell’azione. Occupare significa al tempo stesso: compiere un gesto simbolico di denuncia, mettere in moto un processo di riattivazione della solidarietà e riappropriarsi di qualcosa che è necessario per la sopravvivenza.
 
Ma l’appropriazione deve diventare il paradigma della prossima fase di espansione del movimento, manifestazione specifica dell’insolvenza. Insolvenza significa costruzione delle strutture della sopravvivenza (ristoranti popolari, case collettive, strutture di autoformazione) che ci permetteranno di sottrarci al debito materiale della miseria e al debito simbolico della solitudine, insomma ci permetteranno di cominciare a vivere.
 

El Gobierno de Nadie (una pesadilla)

 “Consideramos un gobierno tecnocrático de unidad nacional la mejor opción para llevar a cabo las reformas y mantener la confianza de los inversores, con una composición que abarque izquierda y derecha del espectro político y cuente con líderes de confianza (…) Luchando como están las democracias modernas maduras con la crisis de la deuda soberana, los gobiernos tecnocráticos, ‘apolíticos’, pueden ser una opción imperiosa, conforme decae la confianza pública en los políticos, se afianza la resistencia a las reformas estructurales y los partidos sienten pavor por las consecuencias en las urnas de aplicar reformas dolorosas” (Tina Fordham, Citigroup)
 
A diario suceden mil cosas, pero ¿cómo descifrar cuáles son señales de las transformaciones que vienen? ¿Cuáles son huellas o ecos del pasado, y cuáles anuncian tendencias sociales decisivas? ¿Cómo saber cuándo hemos traspasado un umbral histórico? Me lo he preguntado estos días pensando sobre los “gobiernos técnicos” que se han impuesto en Grecia e Italia. Los veo como signos de muy mal agüero, fórmulas en experimentación que podrían luego reproducirse, rápido. Prototipos.
 

The Right to Insolvency and the Disentanglement of the General Intellect's Potency

Austerity in Europe
 
"The German worker does not want to pay the Greek fisherman's bills," the fanatics of economic fundamentalism are saying, while pitting workers against workers and leading Europe to the brink of civil war.
 
The entity that is "Europe" was conceived in the aftermath of the Second World War as a project to overcome modern nationalism and create a non-identitarian union based on principles of humanism, enlightenment, and social justice. What is left of this original project, after the recent financial collapse that has stormed the American economy and jeopardized the Eurozone? Since the beginning of the European Union, the constitutional profile of the European entity has been weakly defined, such that economic goals of prosperity and monetarist financial constraints have taken the place of a constitution. In the 1990s, the Maastricht Treaty marked a turning point in this process. It sanctioned the constitutionalization of monetarist rule and its economic implications: a decrease in social spending, cuts in labor costs and an increase in competition and productivity. The effects of a narrow application of the Maastricht rules became evident in 2010: overwhelming Greece and Ireland and endangering other countries, the financial crisis exposed the contradictions between the desires for economic growth, social stability, and monetarist rigidity. In this situation, the Maastricht rules have been shown to be dangerous, and the overall conception of the EU, based on the centrality of economic competition, has revealed its frailty.
 
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