Europe
The Right to Insolvency and the Disentanglement of the General Intellect's Potency
La competenza dei tecnici: note su finanza, democrazia e indignazione.
Libero mercato e democrazia.
La storia lunga della forma politica europea è arrivata al tramonto. Prendere parte, in questo crepuscolo, è necessario. Ne va delle parole di domani. Tutti i nodi dell’ultimo scorcio di secolo vengono al pettine. A guardare bene è una buona notizia. Dopo saranno tempi nuovi. Certo, il tramonto può far paura, sembra un abisso, un precipitare lento e inesorabile. Come tutti i passaggi radicali, originari. Ma questa è la partita. Radicale, originaria. Coincide e conferma l’idea, la geografia della crisi: prima la Grecia - impedita, fatto enorme, di procedere ad un referendum popolare, che per quanto inadeguato aveva il sapore d’un appello al popolo in ultima istanza, perchè dicesse, prendesse parola sul destino proprio - poi l’Italia, ex-repubblica parlamentare le cui funzioni sovrane a lungo maltrattate, vengono commissariate da tecnocrati già protagonisti della crisi in corso. E la prossima sarà la Francia.
La Sinistra Fiduciosa
La farsa la tragedia l'insolvenza
In piazza del Quirinale la sera del 12 novembre una folla grida a perdifiato: “Galera galera.”
E’ il popolo italiano, che vuoi farci. Feroce con i tiranni che paiono scivolare giù dal piedistallo, dopo averli adorati quando erano trionfanti.
Ma questa volta il branco non è solo feroce, è anche stupido.
Credono che Berlusconi esca di scena, ma la verità è che stiamo assistendo al capolavoro finale di Berlusconi, che lui lo sappia o no, che lui abbia o meno l’energia e l’intelligenza per portare fino alla conclusione la sua avventura anarco-autoritaria. Se il povero vecchio mammasantissima non reggesse all’emozione e al cardiopalma ci sarà qualcuno che prenderà il suo posto, più giovane e più freddo, per condurre in tragedia quella che finora a ieri è stata una farsa costosa e pericolosa. Ricapitoliamo i fatti, per dissipare la nebbia auto-consolatoria scalfariana.
The last days of the Berlusconi empire
On Tuesday evening, at the end of another day of petty parliamentary bargaining, the Italian Prime Minister Silvio Berlusconi announced that he will resign once the Italian budget is approved by the Parliament. This step has allegedly been made to comply with the requests “of the European Commission” (this should probably read the BCE, the IMF, and the financial markets).
After almost twenty years, it seems that the political trajectory of Berlusconi is about to come to an end. In truth, his political career ended at least one year ago, when his parliamentary majority was saved by “persuading” a handful of MPs from the benches of the opposition to change sides.
