tunisia

Io brucio: da un’inchiesta in Tunisia

In Tunisia, partire dal paese si dice « bruciare » la frontiera.
 
Nel mese di maggio 2011,  un gruppo di compagne e compagni venuti da Italia, Francia, Germania ed altri paesi europei vanno a fare inchiesta militante nella Tunisia post-insurrezionale, dalle città autorganizzate del sud alle spiagge del nord da dove partono i migranti per raggiungere Lampedusa, liddove si va a « bruciare ». La realtà è che, in seguito allo sconvolgimento del 14 gennaio, la caduta di Ben Ali susseguitasi all’occupazione della Kasbah I - l’esplosione delle forze - il governo di transizione così come i media nazionali ed internazionali, cercano di dare della situazione una visione pacificata. Di contro, numerosi gruppi ci parlano della necessità di portare avanti il processo rivoluzionario, di approfondirlo, spingerlo oltre la caduta dei simboli. Oltre l’ordine imposto. Oltre la normalizzazione. Torna la repressione. Questa volta, attraverso una strategia di guerra a bassa intensità, fatta di poliziotti in borghese che pestano i manifestanti alla minima mossa. Le tensioni politiche si acuiscono, si dà la caccia all’attivista, giovane soprattutto, cioè i diplomati disoccupati, studenti e provenienti da ogni parte delle campagne, rimasti a Tunisi dopo la fine dell’occupazione della Kasbah, proseguendo la protesta.

Suicide as protest in Romania and Tunisia

On 24th December 2010, in the Romanian parliament, a bleeding man was shouting “Freedom!” while being carried outside by the paramedics. He had just tried to kill himself, jumped from the journalists’ balcony, little before the prime minister began his speech.
This surreal image is the pitiless representation of  Romanian society: an autistic political class and an aphasic public opinion.

The language of representation and change

The language of representation and change is always fraught with difficulties. Change is invariably a process which can accelerate or slow down based on a number of factors. The rapidity with which change takes place affects our ability to perceive precisely what those factors are and our relationship to them. But change, the movement from one point to another in a political process, is always represented in one form or another and how it appears and is communicated is inseparable from the manner in which we perceive change taking place. This is why In a very significant way the two are inter-connected.

Il suicidio come forma di protesta in Romania e in Tunisia

Il 24 dicembre 2010, nel Parlamento rumeno, un uomo in fin di vita urla "Libertà!" a squarcia gola, mentre, insanguinato, viene portato via dai soccorsi. Si era appena gettato nel vuoto, dal balcone dei giornalisti, poco prima che il premier iniziasse il suo discorso.
Quest’immagine surreale contiene in sé la rappresentazione impietosa della società rumena. Una classe politica autistica e un’opinione pubblica afasica.

La politica all'alba

Il cosiddetto referendum di Marchionne ovviamente non era un referendum. Non era nemmeno un ricatto, era piuttosto una tortura. Un ricatto è limpido: qualunque cosa tu scelga ti schiaccia. Un ricatto che si fa chiamare referendum schiaccia egualmente, ma ripete che in quanto soggetto libero la responsabilità è tua. “I compagni litigano, i compagni si bisticciano”, dicevano i lavoratori da Mirafiori nei giorni scorsi. Litigano e si bisticciano perché la Fiat per settimane ha trasferito su di loro la responsabilità della crisi. Fiat non stava chiedendo un voto. Fiat stava delineando il futuro come una tenaglia: sussistenza o dignità. Sussistenza o dignità – scegliete. Avete a disposizione una o l'altra.

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