insurrection

Io brucio: da un’inchiesta in Tunisia

In Tunisia, partire dal paese si dice « bruciare » la frontiera.
 
Nel mese di maggio 2011,  un gruppo di compagne e compagni venuti da Italia, Francia, Germania ed altri paesi europei vanno a fare inchiesta militante nella Tunisia post-insurrezionale, dalle città autorganizzate del sud alle spiagge del nord da dove partono i migranti per raggiungere Lampedusa, liddove si va a « bruciare ». La realtà è che, in seguito allo sconvolgimento del 14 gennaio, la caduta di Ben Ali susseguitasi all’occupazione della Kasbah I - l’esplosione delle forze - il governo di transizione così come i media nazionali ed internazionali, cercano di dare della situazione una visione pacificata. Di contro, numerosi gruppi ci parlano della necessità di portare avanti il processo rivoluzionario, di approfondirlo, spingerlo oltre la caduta dei simboli. Oltre l’ordine imposto. Oltre la normalizzazione. Torna la repressione. Questa volta, attraverso una strategia di guerra a bassa intensità, fatta di poliziotti in borghese che pestano i manifestanti alla minima mossa. Le tensioni politiche si acuiscono, si dà la caccia all’attivista, giovane soprattutto, cioè i diplomati disoccupati, studenti e provenienti da ogni parte delle campagne, rimasti a Tunisi dopo la fine dell’occupazione della Kasbah, proseguendo la protesta.

Il bisonte e la locomotiva

 Qualche giorno fa ho letto su un giornale questa dichiarazione di Nichi Vendola:

“IL PD ha dimostrato una grande generosità sostenendo Monti, ma in ogni caso noi non romperemo per questo con Bersani perché la cosa più importante è la prospettiva. Noi non siamo il governo, vogliamo chiudere il berlusconismo con una svolta a sinistra. Monti faccia la sua opera, nel tempo più breve possibile e poi la parola passi alla democrazia.”

Chissà se Nichi Vendola può rendersi conto della bestialità che gli è uscita di bocca. Qui provo ad aiutarlo nella riflessione.

Toward the European Insurrection

(Italian version of this article)

Europe will be the product of your mind

Spring 2011 : the European Union is on the brink of the catastrophe, as Neoliberal dogmatism is imposing the diktat of the financial class upon the interests of society.
Let’s look back, before we try to understand what has to be done.

In the year 1933 in his Discours à la nation européenne, Julien Benda wrote the following words :

Vous ferez l’Europe par ce que vous direz, non par ce que vous serez. L’Europe sera un produit de votre esprit, de la volonté de votre esprit, non un produit de votre être. Et si vous me répondez que vous ne croyez pas à l’autonomie de l’esprit, que votre esprit ne peut être autre chose qu’un aspect de votre être, alors je vous déclare que vous ne ferez jamais l’Europe. Car il n’y a pas d’Être européen.

Teaching Insurrection: Franco Berardi Bifo @ Brera Academy, Milan

I would like to talk about something that everybody knows, but that, so it seems, no one has the boldness to say. That is, that the time for indignation is over. Those who get indignant are already starting to bore us. Increasingly, they seem to us like the last guardians of a rotten system, a system without dignity, sustainability or credibility. We don't have to get indignant anymore, we have to revolt.

A scuola di rivolta - Franco Berardi Bifo all'Accademia di Brera, Milano

Vorrei parlare di una cosa che tutti sappiamo ma che nessuno sembra avere la spudoratezza di dire: e cioè che il tempo dell'indignazione è passato e chi si indigna già comincia ad annoiarci, comincia a parerci ogni giorno di più l’ultimo difensore di un sistema marcio, di un sistema privo di dignità, privo di sostenibilità, privo di credibilità. Noi non ci dobbiamo più indignare, noi dobbiamo insorgere.

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