¿Cómo se organiza un clima?
La pregunta rebota de aquí para allá: “¿dónde está el 15-M?” ¿Ha fallecido, tal y como dictaminan los medios de comunicación que sólo conceden existencia a lo que es espectacular y masivo, noticiable? ¿Se ha retirado a los cuarteles de invierno, esperando tiempos mejores (y temperaturas más altas) para reocupar su espacio natural: las calles y las plazas? ¿Se ha replegado a los barrios, fuera de la vista de los focos mediáticos y de la volátil “opinión pública”, pero construyendo al modo de las hormigas una base duradera para el cambio social?
A la comisión de Extensión Internacional de Sol, que tuvo un papel relevante en la preparación del 15-O, no le satisface ninguna de las respuestas, así que se ha declarado en huelga (!), invitando a detener la producción (los activistas también producen: activismo) para pensar a fondo lo que a su juicio es una crisis de la estructura organizativa del 15-M. En su declaración llaman la atención sobre tres problemas particularmente: la bajísima participación actual en asambleas y comisiones, la dispersión y división interna, y la burocratización de los comportamientos (automatismos, falta de imaginación).
Radical Atheism
in loving memory of Pierre Clastres and Max Stirner
Few places in the world are more secular than the United Kingdom. The laughable origins of the Anglican church, mixed with the centuries-old hegemony of capitalist ethics seem to have finally killed the religious spirit of the people of Albion. Religion, in the UK, is a mark of underdevelopment usually reserved for impoverished ethnic minorities or for the inhabitants of rural areas.
As a migrant from Catholic Italy, when I first arrived in the UK I thought I couldn't have asked for more. Not only were the remnants of the church so liberal and progressive that even homosexuals were allowed to be priests, but also people did not feel the need to fight off the presence of the church by indulging in God-oriented swearing, as is the common habit in Italy. God seemed to have finally disappeared, both as an unrequested father figure and as the millenarian oppressor of all living creatures. Back then, I thought I had arrived in the promised land of ‘really existing atheism’. And yet, I couldn’t have been more mistaken.
The State of Connotation
This text derives from a conversation with Federico Campagna
A common criticism of contemporary capitalism is that the financial industry has completely decoupled capital from the materiality of production. The crisis in Europe has achieved such epic proportions because the creation of wealth was no longer inextricably linked to the labour of workers in the eurozone but could be amplified by complex algorithms of a computerised speculation. However there has also been a twin decoupling that has taken place alongside the rise of financial industry from the 1980's; a race to the bottom of signification which has seen a wedge driven between signifier and signified. The rise within advertising of a pure aesthetic of connotation which has created a feedback loop that engulfs the entire cultural sphere.
Il bisonte e la locomotiva
Qualche giorno fa ho letto su un giornale questa dichiarazione di Nichi Vendola:
“IL PD ha dimostrato una grande generosità sostenendo Monti, ma in ogni caso noi non romperemo per questo con Bersani perché la cosa più importante è la prospettiva. Noi non siamo il governo, vogliamo chiudere il berlusconismo con una svolta a sinistra. Monti faccia la sua opera, nel tempo più breve possibile e poi la parola passi alla democrazia.”
Chissà se Nichi Vendola può rendersi conto della bestialità che gli è uscita di bocca. Qui provo ad aiutarlo nella riflessione.
Tra urban riots e book blocs, ovvero: Sulla “generazione della crisi”
I “giovani” sono in stato di ribellione permanente, perché persistono le cause profonde di essa, senza che ne sia permessa l’analisi, la critica e il superamento (non concettuale e astratto, ma storico e reale); gli “anziani” dominano di fatto ma… après moi le déluge, non riescono a educare i giovani, a prepararli alla successione. Perché? Ciò significa che esistono tutte le condizioni perché gli “anziani” di un’altra classe debbano dirigere questi giovani, senza che possano farlo per ragioni estrinseche di compressione politico-militare.
Era così che Antonio Gramsci discuteva la “quistione dei giovani” nei suoi Quaderni del carcere. La riflessione gramsciana scaturiva dal contesto politico italiano del primo dopoguerra. In quel frangente, il collasso della vecchia classe dirigente liberale aveva visto un’avanguardia consistente delle nuove generazioni esprimere la propria “ribellione” nei confronti dello status quo sotto forma di supporto attivo allo squadrismo fascista. Nei Quaderni, Gramsci interpretava questa convergenza a destra dei giovani come il risultato dell’incapacità – da lui spiegata alla luce di fattori esogeni di natura “politico-militare” – da parte del movimento operaio di esercitare una funzione “dirigente” nel paese.
