Blacklisted

Il Golpe è avvenuto e non ce ne siamo accorti. Senza sparare un colpo, senza carri armati, senza distintivi, senza comunicati ufficiali. Una Giunta di impostori è salita al potere, ma non ha segni di riconoscimento visibili: né occhiali scuri, né divise, né mostrine. Il Governo dei Giusti, lo abbiamo chiamato.
Questo è post-berlusconismo, questa la Terza Repubblica. Questo il Governo di fascisti e progressisti, insieme.  Benedetto dalle banche, dalla Chiesa, dalla borghesia produttiva. Una massa informe unita dalla fiducia – ancora! – nel neo-liberismo, nel tutto-scorra-e-rimanga-uguale, nell’avidità nell’ignoranza delle plebi.

Siamo all’opposizione di quella che era l’Opposizione. Siamo la resistenza alla «resistenza». Siamo ancora una volta in clandestinità. Il regime pubblicitario, la Giunta-senza-divise è lì al governo e non ce ne siamo accorti, perché ce l' abbiamo portata noi: rinunciando ad essere minoranza attiva, delegando alla politica-del-voto, ai guru televisivi la nostra redenzione. Affidandoci alle maggioranze.
 Il regime è morbido, e funziona meravigliosamente. 

Contemporaneamente alla sua installazione, la Giunta-senza-divise ha proibito:

  1. Parlare male dell’Esercito, della Polizia e dei Carabinieri;    
  2. Criticare la sacralità della Costituzione e la Magistratura;
  3. Dire che non commettere reati non basta per vivere sereni;
  4. Criticare le figure di Giovanni Paolo II, Madre Teresa e Padre Pio;
  5. Rifiutarsi di prendere le distanze da chi lancia oggetti in una manifestazione politica;
  6. Rinnegare l’atto violento come gesto creativo;
  7. Rivendicare l’anonimato;
  8. Chiedere a una persona quanto guadagna;
  9. Dire quanto si guadagna;
  10. Riscoprire il Mussolini giornalista e farlo studiare nelle scuole;
  11. Preferire San Francesco d’Assisi a qualunque altro santo;
  12. Criticare la figura di Steve Jobs e la Apple;
  13. Non saper usare un prodotto Apple;
  14. Dire che Gianni Agnelli era cocainomane;
  15. Dire che diversi ministri e quasi tutti i deputati della Repubblica sono stati tossicomani;
  16. Dire che il ‘popolo’ non sempre è migliore della classe politica che lo governa;
  17. Ricordare che la servitù può essere volontaria;
  18. Ricordare che Pier Paolo Pasolini aveva scritto non solo ‘Io So’ ma anche un sacco di cattiverie gratuite;
  19. Ricordare che i soldati italiani caduti in Iraq o Afghanistan erano professionisti che avevano scelto consapevolmente il loro mestiere;
  20. Parlare delle mafie come un problema non solo d’ordine pubblico ma anche sociale;
  21. Dire che Garibaldi era stato massone, anticlericale e amico di Bakunin;
  22. Rifiutare l’importanza delle «radici» e delle «tradizioni locali»;
  23. Fare propaganda per l’emigrazione e la residenza all’estero;
  24. Elogiare il file-sharing, Wikileaks e la pirateria digitale;
  25. Appendere un vessillo pirata sul proprio balcone;
  26. Proporre boicottaggi contro la cultura poliziesca e una moratoria sulla produzione di sbirri e preti nell’Arte;
  27. Esaltare la nudità e la libido;
  28. La musica country, il southern-rock americano, il neomelodico napoletano e il folk-pop mediterraneo in generale;
  29. Aiutare un migrante clandestino ad attraversare una frontiera;
  30. Dare ospitalità a un senza-documento;
  31. Sostenere l’imprescindibilità di un reddito garantito per tutti, di una casa per tutti e di un lavoro per tutti;
  32. Rappresentare il proletariato marginale nei grandi media;
  33. Parlare male di «Libera», del mondo della cooperazione e delle ONG in generale;
  34. Sostenere che la ricchezza non vada estesa a tutti ma ridistribuita;
  35. Rubare frasi e concetti senza citare la fonte;
  36. Insegnare Max Stirner e Jack London nelle scuole;
  37. Diffondere i testi di Hakim Bey;
  38. Avere una vita sessuale disordinata e raccontarlo senza cupezza;
  39. Liberarsi della verginità molto precocemente;
  40. Rinnegare la sacralità della famiglia;
  41. Dire di aver fame;
  42. Dichiararsi atei;
  43. Disprezzare la vecchiaia;
  44. Parlare in favore della pornografia, dell’abbassamento dell’età del consenso e del voto;
  45. Dire che il lavoro può diventare una forma di dipendenza non meno pericolosa della droga e del sesso;
  46. Avere un figlio prima dei venticinque anni;
  47. Dire che far bene il proprio dovere può essere pericoloso;
  48. Usare i termini «insurrezione» e «rivolta»;
  49. Elogiare la menzogna e il falso;
  50. Rinnegare la sacralita' del debito pubblico e dell'Unione Monetaria come strumenti per la coesione tra i popoli.

Ognuno può continuare la sua personale «black list» come meglio crede. È un gioco che darà nuova linfa vitale agli spiriti ribelli inzuppati nella melassa. Ovviamente la pena per chi infrangerà questi divieti non sarà fisica né economica, ma culturale: l’esclusione dalle maggioranze intellettuali, dalla politica che conta, dalla comunicazione di massa.

Se non sei con noi sei per il ritorno dei lupi, dicono i cantori della Giunta. Ci abbiamo messo vent'anni per arrivare qui. E tu vuoi tornare all'epoca in cui si umiliavano le donne, i giudici, gli onesti?

Tra i motti del nuovo regime c'e' questo: gli stranieri ci liberarono nel '43, gli stranieri ci liberarono nel 2011.

Poco male: alla lista della Giunta Tricolore, senza uniforme né divisa, del Governo dei Giusti che perpetua, conserva, insegna questo e quello, inevitabilmente seguirà un’altra lista. Una lista di riconoscimento. Essa circolera' tra oppositori recalcitranti, tra chi prima era contro qualunque regime ed oggi si ritrova “quasi” ai margini del Potere - perche' al centro ci si corrompe e al di fuori si impazzisce -; circolera' tra le minoranze senza simboli né tessere di partito.

Questa lista di riconoscimento servira', forse,  a non ricadere piu' nello stesso errore. Sarà composta da ciò che al popolo dei Giusti piaceva prima del Golpe: quando i prodromi del capovolgimento stavano dando segnali chiari, ma i cantori del nuovo fascismo liberista venivano portati sugli scudi e chiamati «eroi», e le grida ribelli piu' radicali e semplici venivano chiamate «retorica».

Si imparera', forse, a riconoscere nell'Anti-Regime le stesse malattie, le stesse psicopatologie trasmesse dal Regime. E ci si rassegnera' allora ad agire in piccoli gruppi, in collegamento tra loro, in lingue diverse e senza l'ansia di piacere e piacersi.

Di mano in mano, tasca in tasca, pezzetto di carta in pezzetto di carta, circoleranno le parole d’ordine, i volti e i simboli che avevano illuso un’intera generazione, che per ingenuità e fiducia aveva affidato ad essi la catarsi sua e di tutti.