Federico Campagna in conversazione con Lappi e Shokti, Euro Faeries londinesi del gruppo di Albione. Per la prima volta su una pubblicazione in italiano, le Euro Faeries raccontano il loro modo di intendere il gioco dei corpi e delle identità, la scena gay metropolitana e quella anarchica nord europea, la vita comunitaria e il senso di essere Europei.
Cosa sono le Faeries?
S – Storicamente il temine le ‘Faries’, che in inglese significa ‘fatine del bosco’ veniva comunemente usato come un’offesa per gli omosessuali. Nel 1979, esattamente trent’anni fa, un tale di nome Harry Hay e i suoi compagni decisero di ribaltare quest’accezione e utilizzarono la forma arcaica ‘Faeries’, che si riferisce a dei leggendari spiriti della terra, per battezzare il loro gruppo, le Radical Faeries degli Stati Uniti.
L- L’idea dietro la creazione delle Radical Faeries era quello di esplorare nuove dimensioni della coscienza gay anche attraverso una riscoperta dell’elemento spirituale. L’obiettivo era quello di giocare con le identità e i ruoli uomo/donna, ma al contempo di vivere in armonia con la natura, di riconciliarsi con i cicli naturali della vita, e di sperimentare modi di vita comunitaria alternativi rispetto a quelli degli ambienti gay metropolitani e del mainstream assimilazionista, che era ed è tuttora il trend più forte.
S- Ad ogni modo, comunque, le Faeries non sono mai state un vero e proprio movimento, e sono così riuscite ad evitare il destino tipico dei movimenti di cristallizarsi e decadere. Essere delle Faeries, quindi, non significa in nessun modo addossarsi una identità di gruppo, ma è piuttosto prendere parte ad un processo di sviluppo individuale attraverso cui uomini gay (ma, negli ultimi anni, sempre più anche donne e uomini eterosessuali) cercano di esplorare e capire come è possibile vivere insieme in maniera diversa da quella convenzionale.
S- Ci incontriamo per creare comunità volontarie dentro zone temporaneamente autonome, spazi dove le persone siano libere di relazionarsi tra loro e di esplorare se stesse. In particolare, vogliamo dare una possibilità alle persone ‘queer’, agli omosessuali, di provare la vita in una comunità ‘heart-centered’, il che è qualcosa di molto raro nelle normali scene gay metropolitane.
In che modo le Euro Faeries sono diverse dalla Radical Faeries americane?
S- chiaramente le Euro Faeries non esisterebbero senza l’esperienza delle Radical Faeries Americane. Eppure, da quando si fece il primo ritrovo delle Euro Faeries nel 1995 nell’isola di Tersehellreng (Olanda), il nostro non è mai stato un tentativo di pura emulazione delle Faeries americane. Per esempio, il semplice fatto che in Europa non abbiamo una lingua comune e che le Euro Faeries provengono da zone con culture totalmente differenti ci distingue da quanto esiste negli USA. A un raduno delle Euro Faeries puoi incontrare persone provenienti dall’Europa centrale ma anche dall’Est, dalla Russia, dal Medio Oriente… Noi, qui, dobbiamo necessariamente creare spazi e tempi di comunicazioni molto dilatati, in cui le persone siano capaci di essere molto sensibili le une con le altre.
L - …e ascoltare le storie e le esperienze di uomini gay in così tanti paesi diversi è terribilmente affascinante! Ogni volta che vado a un raduno delle Euro Faeries mi viene in mente quanto questo sia l’esempio di come persone – perché noi siamo fondamentalmente persone, prima che ‘omosessuali’ – che vengono da luoghi, culture, strati sociali ed esperienze diverse sono in grado di vivere insieme senza doversi scontrare o cercare di sopraffarsi a vicenda. Invece di uno ‘scontro di culture’ c’è piuttosto una buona miscela di culture diverse che si influenzano a vicenda e sono in grado di coesistere. Tutto ciò che serve è essere disposti ad ascoltarsi a vicenda. E quello che accade, quando ci apriamo l’uno all’altro, è che ci innamoriamo l’uno dell’altro!
S- L’essenza ‘Europea’ delle Euro Faeries è esattamente l’opposto della retorica omogeneizzante dell’Unione Europea: il nostro essere europei consiste proprio nella nostra differenza gli uni dagli altri. In qualche modo, le Euro Faeries sono un esempio di cosa possa essere una pratica di integrazione europea, in cui non esiste nessun tentativo di ‘normalizzazione’ o di assimilazione.
Che cosa succede nei vostri raduni?
L- Passiamo la maggior parte del nostro tempo tra workshop educativi (come insegnarci l’un l’altro skills pratiche o lingue straniere), lunghe discussioni durante gli Heart Circles, la coltivazione della terra e la cura del luogo in cui siamo.
S- …e anche andare in giro nudi! O travestiti. Ma, dopotutto, tutti i vestiti sono dei travestimenti e noi siamo sempre travestiti..
L- Diamo libero spazio alla nostra natura più giocosa e ci divertiamo a muoverci tra identità – anche sessuali – diverse. E mi capita sempre più spesso di notare come queste pratiche insieme giocose e sovversive, tipicamente queer, stiano diventando consuetudine anche tra molti gruppi e aree antagonistiche, soprattutto tra gli anarchici del nord europa. Personalmente, credo che questa sia proprio la strada giusta per portare avanti una contestazione radicale della vita quotidiana.
Come funzionano i vostri raduni?
L- Durante i raduni usiamo sistemi decisionali basati sul metodo del consenso: praticamente una democrazia diretta che sia il più possibile inclusiva di tutti i presenti. E dunque niente leaders, nessuno che decida regole rigide, ma al contrario l’intero raduno decide di volta in volta cosa fare e quando e come farlo. Naturalmente, alcune persone assumono spontaneamente ruoli di leadership, ma questo non dà loro alcuna autorità sugli altri: preferiamo assumerci individualmente le nostre responsabilità piuttosto che appoggiarci a una idea di comunità strutturata gerarchicamente.
S- In due parole, la nostra è anarchia con un cuore. Ad esempio, la prima cosa che facciamo quando iniziamo un raduno è creare delle connessioni con la terra su cui stiamo e tra di noi. Al contempo, c’è assoluta libertà d’azione e non c’è nessuno che decida quale sia il passo da tenere o la strada da intraprendere: ognuno è assolutamente libero di comportarsi come meglio crede. Il risultato, tutte le volte, è quello di una enorme danza di persone aperte sia sessualmente che spiritualmente.
S- C’è, tra la Faeries, una filosofia chiamata ‘coscienza soggetto-soggetto’. L’idea è che ci è possibile conoscersi a vicenda solo se ci si rapporta all’altro non come ad un oggetto – per esempio un oggetto di desiderio sessuale – ma piuttosto come a un altro soggetto che, fondamentalmente, condivide le tue stesse emozioni e bisogni. Ci conosciamo l’un l’atro dall’interno, riconoscendoci tra di noi come simili, fino a capire che tu non sei altro che un altro io. Come diceva Max Stirner, ‘solo il simile conosce il suo simile’.
I vostri raduni non sono molto pubblicizzati. Al contrario, sembra che vogliate coscientemente mettervi ai margini della società, quasi al di fuori della società. Qual è il vostro rapporto con la società in cui vivete quotidianamente?
L- Storicamente, il posto delle persone ‘queer’ è sempre stato alla periferia della società. Negli ultimi quarant’anni, però, le cose smebrano essere cambiate, e per gli omosessuali si sono aperte le porte verso un’assimilazione e una normalizzazione all’interno della società mainstream. Ovviamente, questo movimento di assimilazione produce anche un certo numero di persone che decidono coscientemente di mantenersi ‘al di fuori’ e di non ‘entrare a far parte’ della cosiddetta Società. Io stesso, ad esempio, , non ho un lavoro convenziona le, non ho la proprietà di una casa, non ho un mutuo sulle spalle. In più, diventando parte Euro Faeries, ho voluto aggiungere anche un’altra distanza tra la mia vita metropolitana e il ruolo che mi toccherebbe, volente o nolente, all’interno dell’ambiente gay Londinese.
Qual’e il vostro rapporto con i movimenti politicamente antagonisti?
L- Piuttosto buoni, anche perché molti di noi hanno rapporti personali con gruppi quali la clown army o le samba bands radicali. Appena qualche mese fa, ad esempio, abbiamo partecipato ad una serie di workshop organizzato dal network queer/anarchico nordeuropeo, durante il quale abbiamo cercato di condividere skills e di avviare un discorso politico comune.
S- E’ stato davvero un incontro benvenuto dalle Euro Faeries. Negli USA, le Radical Faeries sono sempre state un’area politicamente radicale e attiva, mentre in Europa negli scorsi anni ci siamo dedicati molto più all’aspetto della spiritualità piuttosto che a quello politico. Adesso, però, tra le Euro Faeries, c’è la sensazione e la voglia che sia giunto il tempo di congiungere questi due elementi. Al contempo, i ragazzi e le ragazze anarchiche che abbiamo incontrato sono stati molto contenti di mescolarsi a una comunità spirituale radicale come la nostra, in cui poter finalmente parlare della loro spiritualità e della loro emotività. E per noi è stato un momento liberatorio di apertura a realtà simili eppure diverse.
L- Ad ogni modo, è anche tempo per le Fearies di realizzare che il nostro stesso modo di vivere e di rapportarci tra noi è di per se stesso un’affermazione radicale, è un atto elementarmente e profondamente politico. Semplicemente, fino ad ora, noi non lo abbiamo definito in quanto tale. Per noi il discorso politico è connaturato al modo in cui viviamo i nostri corpi, costruiamo le nostre comunità e anche a come abitiamo le terre su cui ci ritroviamo. Noi vogliamo vivere in maniera sostenibile, vogliamo che le nostre comunità siano anche delle eco-comunità, che siano dei luoghi in cui gli esseri umani possano creare un ambiente pacifico e in grado di ‘guarire’, un po’ come i santuari greci dell’antica Epidauro.
S- Di per sé, questa è già un’affermazione politica importante, ma non possiamo comunicarla con volantini o con manifestazioni. L’unico modo che abbiamo di comunicarla è attraverso il nostro esempio personale: possiamo solo ‘testimoniare’ che questo modo di vivere è reale e possibile.
Qual è il vostro rapporto con la scena gay?
S- Intricato e complesso, direi. Il fatto è che la scena gay metropolitana è incentrata sulla celebrazione di se stessa. Ci sono delle ragioni storiche per questo, dovute soprattutto al fatto che per secoli gli omosessuali non hanno potuto in nessun modo mostrarsi socialmente né celebrare la propria differenza. Dopo la celebrazione, però, che cosa resta? È forse inevitabile che la celebrazione debba degenerare in un edonismo costante e, in fin dei conti, in una auto-distruzione? Quello che noi cerchiamo di fare è di portare la celebrazione un passo più in là: celebrando noi cerchiamo di far sì che gli individui si connettano tra di loro in una più ampia esperienza spirituale.
L- Quello che davvero ci differenzia, a mio parere, è la nostra capacità di amare, che non è esattamente il punto centrale né delle scene gay metropolitane né della società mainstream in generale. Se sei un uomo gay inserito all’interno della scena gay i valori con cui vieni quotidianamente bombardato sono il denaro, la bellezza e una costante ossessione per il sesso. Tra le Faeries, invece, cerchiamo di aprire il discorso anche all’affettività: c’è tra noi molta tenerezza e la possibilità di toccarsi a vicenda in maniera non necessariamente sessuale.
S- Nella scena gay metropolitana, la generale disponibilità di droghe e di sesso può portare le perone a precipitarsi in esperienze ‘high’ per cui non sono sufficientemente preparati. Quello che noi cerchiamo di fare, invece, è di volare in alto, ma senza perdere il contatto con il terreno in cui siamo radicati, sia esso il nostro corpo, la nostra spiritualità o la terra.
Progetti futuri?
L- Per noi il futuro, in un certo senso, è iniziato quattro anni fa. Dopo dieci anni di Euro Faeries e grazie a numerosi contributi volontari dei partecipanti, nel 2005 siamo finalmente riusciti ad aprire un mutuo e a pagare il deposito per l’acquisto di un grande terreno con una casa colonica nella campagna di Folleterre, nella Francia orientale. È un luogo molto isolato, in cima a una montagna, e in una posizione assolutamente al centro dell’Europa, in mezzo tra i confini tedeschi, belgi e svizzeri: proprio nei luoghi in cui gli stati europei si sono massacrati per secoli! È un luogo di ritiro spirituale, ma senza maestri né discepoli. Al momento nessuno vive ancora lì permanentemente però speriamo che presto saremo in grado di avere una comunità permanente di stanza a Folleterre. Il futuro per noi, insomma, è far diventare la nostra zone temporaneamente autonoma una zona permanentemente autonoma!
E l’Italia?
S- Devo ammettere che l’Italia – e in generale l’Europa meridionale – per noi è ancora un posto abbastanza difficile. La maggior parte dei gruppi del nostro network esistono nel nord Europa, nella zona, diciamo così, ‘protestante’. Forse è proprio il cattolicesimo che rende più difficile il sorgere di gruppi di Faeries in Spagna o in Italia. Noi, però, non abbiamo nessuna intenzione di scendere in Italia come dei missionari, di portare lì il nostro ‘verbo’ e convertire i nativi! Piuttosto, se fossero interessati/e, le future Faeries italiane possono provare a trovarci. Basta tenere d’occhio i nostri siti www.eurofaery.eu e www.folleterre.org e venire a uno dei raduni. Magari a febbraio 2010, nel castello di Featherstone in Northumberland, nel nord dell’inghilterra, nel raduno offerto dalle Faeries di Albione, di cui noi, caro giovanotto, non siamo che dei rappresentanti.