Se su Web 2.0 non c'è una definizione univoca (quando i termini diventano di "successo", se ne perde l'eziologia), perché voler "definire" il "concetto" di 3punto0 ? O'Reilly nel 2004, usò Web 2.0 per indicare quell'arcipelago di applicazioni, sw, ambienti che consentivano un elevato grado di interazione e collaborazione tra utenti in rete. In questo senso, O'Reilly e gli altri intendevano contrapporlo al web originario, 1.0. Sono molti quelli - e tra loro anche Tim Berners Lee, che la rete l'ha fondata - che di fronte a questo neologismo hanno qualche difficoltà euristica. Il termine “Web 2.0", coniato appositamente nel 2005 da Tim O’Reilly per designare molteplici tecniche e applicazioni interattive in Internet, tuttavia, dal momento che la gran parte delle tecnologie non è qualcosa di nuovo, descrive innanzitutto una rinnovata filosofia in relazione a InterNET.
theory
Un decalogo per pensare ed agire collettivamente, nel presente
Un decalogo per pensare il presente ed agire collettivamente in esso. Con la “lentezza” necessaria. La lentezza è consapevolezza e attenzione al ‘qui e ora’. A volte, pare indispensabile una ‘snap decision’, cioè decidere rapidamente, esercitare una capacità – la velocità - che va conservata a patto che ci sia una lucidità e una consapevolezza alla base, ma soprattutto una 'libertà di pensiero e d'azione', in verità, negletta socialmente.
Gli antichi greci la chiamavano kairòs, il momento opportuno.
La politica all'alba
Il cosiddetto referendum di Marchionne ovviamente non era un referendum. Non era nemmeno un ricatto, era piuttosto una tortura. Un ricatto è limpido: qualunque cosa tu scelga ti schiaccia. Un ricatto che si fa chiamare referendum schiaccia egualmente, ma ripete che in quanto soggetto libero la responsabilità è tua. “I compagni litigano, i compagni si bisticciano”, dicevano i lavoratori da Mirafiori nei giorni scorsi. Litigano e si bisticciano perché la Fiat per settimane ha trasferito su di loro la responsabilità della crisi. Fiat non stava chiedendo un voto. Fiat stava delineando il futuro come una tenaglia: sussistenza o dignità. Sussistenza o dignità – scegliete. Avete a disposizione una o l'altra.
The art of critique in the age of precarious sensibility
Our task is to investigate how ultimately corruption can be forced to cede its control to generation
Michael Hardt, Antonio Negri
In a lecture hold in 1978, Michel Foucault addresses the question of critique as follows:
“Critique is the movement by which the subject grasps the right to question truth in relation to the power it gives rise to, and power in relation to the discursive creation of truth. From this point of view, critique becomes the art of deliberate escape from servitude, of reflected non-conformability. In the realm of the game which can be described as the politics of truth, critique would thus function as an act of desubordination.” [1]
