Andavamo dal macellaio a Fueihat, nella zona Est di Bengasi. Non mi piaceva entrare dal macellaio, c’era un odore pesante, le carcasse appese a grossi uncini di acciaio, il sangue gocciolava sulle piastrelle chiare dei pavimenti, le teste di pecora scuoiate ci guardavano con gli occhi sbarrati. Preferivo stare in macchina, a Milano i macellai non erano così, a Milano la morte era celata. Invece alla macelleria di Saad andavo volentieri, Saad aveva incollato delle vecchie foto in un angolo della vetrinetta, lo scotch era ingiallito, pensai che le foto dovevano avere un gran freddo nel reparto frigo, che qui paesaggi della Bengasi antica, pieni di palme verdeggianti e giovani in maglietta non dovevano passarsela bene a 6 gradi, da 30 anni…