Moretti

Esorcismi satanici all’apparir del vero

Non sono un accanito tifoso di Nanni Moretti, non tutti i suoi film mi piacciono e lui mi è abbastanza antipatico. Ma alcune delle sue prove (Bianca forse più di ogni altra) denunciano il genio. E quando vidi Habemus papam mi inginocchiai davanti alla grandezza di questo regista.
Sullo sfondo della splendore barocco della Chiesa di Roma, incarnazione terrena di una potenza ultraterrena, quel film parla della depressione contemporanea: il mondo che gli uomini hanno costruito è  uscito dall’orbita dell’umano per entrare nell’orbita di una divinità tecnica che l’uomo ha creato e di cui ha perduto il controllo. Troppo complesso, troppo veloce, il mondo che la potenza tecnica ha sottratto alla volontà divina. Troppo crudele per poter essere elaborato secondo le categorie di cui l’umano dispone. E il divino è null’altro che la proiezione fragile di un’illusione umana, e a nulla serve dio, quando siamo finalmente capaci di comprendere l’ultima verità: che non vi è alcuna verità nella nostra storia, non vi è alcuna speranza, solo vi è il piacere dei sensi e della poesia, e la gioia della costruzione collettiva, che è illusione collettiva, costruzione di un ponte di sensi sull’abisso del non essere del senso. Caminante no hay camino, el camino se hace al andar.
Ma quanta energia occorre per camminare quando sappiamo che non vi è alcun percorso e alcun punto di arrivo, quanta energia occorre perché quel ponte possa sorreggere il nostro cammino, quanta energia occorre perché l’illusione possa produrre edifici eventi scoperte. Quell’energia si esaurisce quando l’entropia si impadronisce del cervello.
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