In un'intervista con Adam Mitchnik pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano la Repubblica il presidente Napolitano ammette di essere stato dalla parte dei carri armati sovietici che invasero Budapest uccidendo gli operai insorti nel 1956. Potremmo aggiungere che il presidente Napolitano, in quanto dirigente del Partito comunista italiano negli anni dello stalinismo, ha pensato che fosse giusto sterminare i kulaki, internare i dissidenti politici, eliminare gli anarchici e i trotzkisti e così via assassinando.
Ma era giovane. Poi è venuta la primavera di Praga e Giorgio Napolitano ha capito che non era giusto sterminare sistematicamente chi non è d’accordo e affamare milioni di uomini e donne. E’ diventato democratico. Ciò non gli ha impedito di stare dalla parte della maggioranza del comitato centrale del PCI quando il partito espulse i dissidenti del Manifesto proprio per le posizioni che questi avevano preso sulla primavera di Praga. E non gli ha impedito di applaudire al Ministro degli Interni Francesco Cossiga quando questo dava ordine di sparare ai dissidenti nelle strade italiane, quando faceva assassinare Francesco Lorusso e Giorgiana Masi, e faceva chiudere con la forza le radio libere.
E adesso?