Foucault

Foucault per tutti. Lezioni di critica al neoliberismo

A metà degli anni ’70 Franco Fortini dedicò qualche pagina pungente all’impresa teorica del giovane Cacciari – si tratta più o meno dell’epoca di Krisis – impegnato allora a sdoganare Nietzsche e Wittgenstein dalla reazione idealistica e però, allo stesso tempo, deciso a ripiegare la potenza ermeneutica del pensiero della crisi sugli algidi orizzonti dell’analitica weberiana. Seppure timido rispetto a questi autori, Fortini ben colse già allora, il tentativo di apparecchiare un Nietzsche per tutti, buono per consolare i sacerdoti della pianificazione capitalista e carezzare i desideri sovversivi dei giovani filosofi. L’approccio di Cacciari fu allora descritto come un saggio immancabile di chi vuole ad un tempo dirsi belva e compagno: internazionalista e rivoluzionario certo, ma solo come sanno esserlo gli agenti delle multinazionali della finanza. È curioso notare come si ripresenti ad ogni tornante critico questa posa ambigua: antiaccademica ma d’ordine, coraggiosa nell’immaginare il futuro ma solo in quanto coincide col presente, tecnocratica ma certo infinitamente più sottile e forte di ogni nostalgia gauchiste, d’ogni amore per tutto ciò che é Stato.
 

The art of critique in the age of precarious sensibility

Our task is to investigate how ultimately corruption can be forced to cede its control to generation

Michael Hardt, Antonio Negri

In a lecture hold in 1978, Michel Foucault addresses the question of critique as follows:

“Critique is the movement by which the subject grasps the right to question truth in relation to the power it gives rise to, and power in relation to the discursive creation of truth. From this point of view, critique becomes the art of deliberate escape from servitude, of reflected non-conformability. In the realm of the game which can be described as the politics of truth, critique would thus function as an act of desubordination.” [1]

Syndicate content