democracy

Per Una Società Senza Capitalismo, Per Una Democrazia Senza Parlamento

La prima idea da dimenticare, quando si comincia ad occuparsi della “trasformazione sociale” ed a viverla quotidianamente, è che la “politica” possa essere un quieto mestiere con cui si costruiscono perfetti edifici di parole. Le passioni che animano l'attività trasformatrice della presente realtà sociale non sono alimentate dalla “necessità di pensiero”; semmai, alcune fantasie e visioni corroborano, come “gioco di pensiero”, il concreto percorso antagonistico-duale di fuoriuscita dall'atrocità d'una condizione materiale che codetermina forme individuali di vita da negare e formazioni economico-sociali da mutare radicalmente ed irreversibilmente.
 

El Gobierno de Nadie (una pesadilla)

 “Consideramos un gobierno tecnocrático de unidad nacional la mejor opción para llevar a cabo las reformas y mantener la confianza de los inversores, con una composición que abarque izquierda y derecha del espectro político y cuente con líderes de confianza (…) Luchando como están las democracias modernas maduras con la crisis de la deuda soberana, los gobiernos tecnocráticos, ‘apolíticos’, pueden ser una opción imperiosa, conforme decae la confianza pública en los políticos, se afianza la resistencia a las reformas estructurales y los partidos sienten pavor por las consecuencias en las urnas de aplicar reformas dolorosas” (Tina Fordham, Citigroup)
 
A diario suceden mil cosas, pero ¿cómo descifrar cuáles son señales de las transformaciones que vienen? ¿Cuáles son huellas o ecos del pasado, y cuáles anuncian tendencias sociales decisivas? ¿Cómo saber cuándo hemos traspasado un umbral histórico? Me lo he preguntado estos días pensando sobre los “gobiernos técnicos” que se han impuesto en Grecia e Italia. Los veo como signos de muy mal agüero, fórmulas en experimentación que podrían luego reproducirse, rápido. Prototipos.
 

La competenza dei tecnici: note su finanza, democrazia e indignazione.

Libero mercato e democrazia.

La storia lunga della forma politica europea è arrivata al tramonto. Prendere parte, in questo crepuscolo, è necessario. Ne va delle parole di domani. Tutti i nodi dell’ultimo scorcio di secolo vengono al pettine. A guardare bene è una buona notizia. Dopo saranno tempi nuovi. Certo, il tramonto può far paura, sembra un abisso, un precipitare lento e inesorabile. Come tutti i passaggi radicali, originari. Ma questa è la partita. Radicale, originaria. Coincide e conferma l’idea, la geografia della crisi: prima la Grecia - impedita, fatto enorme, di procedere ad un referendum popolare, che per quanto inadeguato aveva il sapore d’un appello al popolo in ultima istanza, perchè dicesse, prendesse parola sul destino proprio - poi l’Italia, ex-repubblica parlamentare le cui funzioni sovrane a lungo maltrattate, vengono commissariate da tecnocrati già protagonisti della crisi in corso. E la prossima sarà la Francia.

The last days of the Berlusconi empire

  On Tuesday evening, at the end of another day of petty parliamentary bargaining, the Italian Prime Minister Silvio Berlusconi announced that he will resign once the Italian budget is approved by the Parliament. This step has allegedly been made to comply with the requests “of the European Commission” (this should probably read the BCE, the IMF, and the financial markets).

After almost twenty years, it seems that the political trajectory of Berlusconi is about to come to an end. In truth, his political career ended at least one year ago, when his parliamentary majority was saved by “persuading” a handful of MPs from the benches of the opposition to change sides.

From FIFA to Lacan: the transparence of power

On the 2nd December 2010 FIFA announced the country that will host the FIFA World Cup in 2018. This may seem an unusual place to start to unravel the trends of power - but the reaction to this announcement and to the beginning of the release of 251,287 US diplomatic cables by Wikileaks, gives a hint of a shift in attitudes towards democracy and corruption.

Syndicate content